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Dis-percezione: Quando i nostri sensi interpretano erroneamente il mondo circostante

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Dis-percezione: Quando i nostri sensi interpretano erroneamente il mondo circostante

La percezione è il processo psichico che sintetizza, in forme dotate di significato, gli innumerevoli dati sensoriali che giungono al cervello dall’ambiente che ci circonda. Quando questo processo non avviene in modo corretto abbiamo una “dis-percezione”.
Per spiegarlo chiaramente espongo qui sotto alcuni estratti di una lettera “sintetica ed illuminante ” che ho ricevuto da un mio Paziente che soffriva di questo problema e che è stato poi da me curato grazie ai prismi percettivi attivi e a tutti gli esercizi di riabilitazione percettiva. Queste terapie coinvolgono più sensi ed organi.

Gentilissimo dr. Perissinotto, nell’agosto 2012 giunsi al suo studio per una visita, spinto da un fastidioso “problema di ovattamento uditivo”.

Dopo un’iniziale diagnosi da lei fornita sulle varie e possibili cause di questo fastidio, entrò in gioco il concetto di dispercezione, appurato immediatamente ed oggettivamente dal netto miglioramento posturale derivato dall’applicazione dei prismi.

Come ben ricorda ero scettico, in quanto “dis”-informato al riguardo. Ma i miglioramenti del mio tenore fisico-psicologico, ad oggi, sono notevoli ed esponenziali.

Per questo prima di tutto ci tengo a ringraziarla, ed ammiro la passione e la tenacia con cui Lei persegue il “voler aiutare il prossimo, prima di curarlo”. Ciò detto, il motivo per cui le scrivo risiede nel fatto che, da persona curiosa e maggiormente informata riguardo l’argomento DIS-percezione rispetto al passato, ho intrapreso un “viaggio a ritroso nel tempo”(…).

1) Prima Infanzia: iniziai a parlare in ritardo (non troppo) rispetto ai miei coetanei. (…) Questa condizione di falsa-balbuzia si protrasse per anni, via via scemando fino a scomparire quasi del tutto. Tuttora però nel comunicare con le persone spesso tendo a pensare a troppe “cose” contemporaneamente, sotto forma di immagini, in modo astratto, ma con un significato ben preciso nella mia mente (con “cose” intendo anche concetti e pensieri direttamente, indirettamente, collegati e/o non collegati al discorso principale) (…).

Risultavo (e risulto ancora a volte) impacciato, seppur coordinato nei vari movimenti. Molto spesso quindi sbattevo i piedi contro le gambe dei mobili, o urtavo la testa sui tavoli-tavolini, portavo a passeggio le tovaglie e via dicendo. (…) Se devo spostare una forchetta da una parte all’altra del piatto, o versare dell’acqua in un bicchiere, devo prima “calcolare” ogni mio movimento affinché riesca ad evitare disastri.

2) Scuola elementare: (…) mi sono sempre “contraddistinto” per la cattiva grafia. Inoltre scrivevo spesso le N, le E, le Z e i 3 al contrario, mentre di rado le B e le D (in minuscolo) e spesso mi capitava di pensare in che “verso” leggere e scrivere le O e gli 0.. se orario o anti- orario.

(…) Collegato al discorso lettura, assodato quanto detto precedentemente, mentalmente non avevo problemi di comprensione, ma “a voce alta” sì…sia che si trattasse della mia stessa voce, sia che fosse una voce di terzi. Il problema sussiste tutt’ora (…) Escogitai quindi il trucco di leggere mentalmente il paragrafo successivo a quello letto da un altro alunno, in modo tale da comprenderlo e poterlo leggere in modo maggiormente fluido all’eventuale chiamata della maestra.

3) (…) con i numeri, sempre alla scuola elementare, avevo grosse difficoltà. (…) di conseguenza iniziai usare assiduamente una calcolatrice perdendo quel poco di “elasticità mentale” che avevo con i numeri, finché mio padre, da bravo ingegnere elettronico, me la sequestrò e mi aiutò a utilizzare la testa. (…)

Ora sono al secondo anno d’ingegneria aerospaziale, e quel prontuario l’ho ancora.

E se i conti sono “semplici” tutt’ora uso le dita, ad esempio nel contare, prima di andare a dormire, quante ore di sonno mi aspettano al suono della sveglia.

Per il resto mi sono sempre adattato in modo propositivo alle cose, senza mai farne un dramma o sentendomi “diverso”. Siamo tutti esseri viventi, prima di tutto!

Attendendo una sua risposta, la ringrazio vivamente del tempo dal lei concesso nel leggere questa mail e la saluto cordialmente.

Lettera firmata dal Paziente N 8572 di 21 anni

Le conseguenze della DISPERCEZIONE sono di due tipi:

  1. nei giovani: si evidenziano disturbi cognitivi (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia, difficoltà di apprendimento, disattenzione, difficoltà di concentrazione) ed è importante sottolineare che questi giovani pazienti hanno un quoziente intellettivo assolutamente normale. (vedi fig 1 senza e fig 2 con prismi percettivi attivi).
  2. negli adulti: si manifestano con dolori di difficile interpretazione e cura (lombalgie, sciatalgie, cervicalgie, bruciore agli occhi, cefalee temporali, vertigini etc) (vedi fig 3 senza e fig 4 con prismi percettivi attivi).

Dott. Carlo Perissotto
Medico Chirurgo Specialista in Ortodonzia

Articolo Pubblicato su Medicina Moderna | Ottobre 2013

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