Non siamo i soli con l’ADHD: ne soffrono anche i nostri amici animali

Non siamo i soli con l’ADHD: ne soffrono anche i nostri amici animali

Il tuo cane non obbedisce e non ascolta i tuoi richiami, non sta mai fermo, agisce prima che gli venga impartito un ordine? Forse soffre di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

Lo studio finlandese ha coinvolto, con una serie di sondaggi, più di 11.000 esemplari e i loro padroni, rivelando una serie di punti in comune tra essere umani e cani.

Il rapporto tra cani e persone è strettissimo: non solo viviamo nello stesso ambiente, ma non è raro che i cani mostrino comportamenti e problematiche del tutto simili alle nostre. Come ad esempio i sintomi del disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).

Cerchiamo di capire meglio quali siano i punti in comune individuati dallo studio finlandese tra animali e umani, partendo dai sintomi.

Sintomi ADHD nei cani

La sindrome da ipersensibilità/iperattività si presenta dunque sin dalle prime 6 o 7 settimane di vita del cucciolo, con sintomi quali:

  • irrequietezza costante
  • incapacità di riposare anche in ambienti silenziosi
  • desiderio costante di mordicchiare ogni cosa
  • eccitazione eccessiva in attività di routine
  • cattiva predisposizione ad indossare il guinzaglio
  • ostilità verso l’ingresso di ospiti in casa
  • voracità nel mangiare e voglia ricorrente di cibo
  • desiderio costante di stare al centro dell’attenzione e di giocare in qualunque momento
  • voglia di esplorare ogni ambiente senza frenarsi dinanzi agli ostacoli
  • forte agitazione nei luoghi nuovi

Correlazione cane/uomo nello studio dell’ADHD

Secondo uno studio pubblicato su Translational Psychiatry e condotto da un team finlandese su migliaia di cani in tutto il mondo, dunque, i nostri amici a quattro zampe sarebbero un ottimo modello per studiare il disturbo da deficit di attenzione proprio perché gli stessi fattori che favoriscono l’insorgere del disturbo in noi umani si ritrovano anche nei cani. Con un’unica differenza: la propensione a sviluppare l’ADHD nei nostri amici a quattro zampe è legata anche alla razza.

Il motivo per cui sono stati scelti i cani per lo studio è che condividono con noi diversi tratti psicologici e vivono nel nostro stesso ambiente. Quindi capire cosa succede a loro potrebbe essere  utile anche per individuare i meccanismi alla base dell’ADHD nell’essere umano.

Attraverso una serie di domande ai padroni, dunque, è stata appurata la presenza o meno di una serie di comportamentitipici di questa sindrome: irrequietezza, impazienza, scarsa capacità di concentrazione e, in certi casi, comportamenti ossessivi.

I risultati hanno svelato che, innanzitutto, l’iperattività e impulsività sono più frequenti nei cani maschi, giovani che passano più tempo da soli, ma che anche la razza gioca un ruolo. I cani da lavoro, come pastori tedeschi e collie, sono più predisposti a sviluppare il disturbo da deficit di attenzione, mentre chihuahua e barboncini, i cosiddetti cani da compagnia, sono di norma più tranquilli.

Infine, lo studio ha confermato nei cani un altro legame, presente anche negli esseri umani, ovvero quello tra ADHD e OCD, il disturbo ossessivo-compulsivo, che nei cani si manifesta in comportamenti ossessivi  quali inseguirsi la coda o leccarsi costantemente.

L’esistenza di un’affinità cane-uomo in questo disturbo avrebbe, poi, una portata più ampia:  le stesse regioni del cervello e gli stessi meccanismi neurobiologici regolerebbero l’attività, l’impulsività e la concentrazione in entrambi, rafforzando il presupposto che i cani costituiscano una specie modello per lo studio dell’ADHD umano.

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