Conseguenze emotive della dislessia nel bambino e nell’adolescente

Conseguenze emotive della dislessia nel bambino e nell’adolescente

Secondo l’OMS la dislessia è, tra le DSA, il disturbo evolutivo dell’apprendimento più diffuso, con conseguenze emotive più marcate nell’età infantile/adolescenziale che possno continuare anche in età adulta.

 Ansia, frustrazione, insicurezza, calo dell’autostima che, nei casi più gravi, può trasformarsi in pseudo-depressione, queste sono alcune delle sensazioni che un bambino o un adolescente dislessico vive quotidianamente.

La dislessia in una società come la nostra, in cui scrittura e lettura hanno un ruolo preminente, incide notevolmente sulla vita scolastica e relazionale di uno studente. Un ragazzino in età scolare trascorre buona parte della propria giornata a scuola e quando torna a casa deve svolgere i compiti. È facile intuire quale possa essere il disagio per chi soffre di un disturbo specifico dell’apprendimento.

Per capire la sofferenza emotiva quotidiana di un individuo dislessico, bisogna prima considerare che le emozioni dei bambini/ragazzi con un DSA possono essere molto eterogenee: dal senso di inadeguatezza alla demotivazione verso le diverse attività (non solo didattiche), dall’ansia alla poca fiducia in sé stessi, sino alla frustrazione e al senso di vergogna che li porta ad evitare qualsiasi occasione di socializzazione.

Sentimenti che sembrerebbero nascere dalla consapevolezza delle differenza di risultati tra sé e i compagni, soprattutto, nella capacità di lettura. Sensazioni che si amplificherebbero dopo vari e fallimentari tentativi di soddisfare le aspettative proprie ed altrui e che, nel tempo, possono portare il bambino a sviluppare una generale difficoltà nelle relazioni sociali.

Un DSA, dunque, può incidere profondamente nella vita di un bambino in età scolare, che passa la maggior parte della propria giornata in un ambiente in cui gli viene richiesto di svolgere dei compiti. Ecco spiegato come mai, spesso, molti bambini e ragazzi dislessici cercano di evitare, ad esempio, le verifiche a scuola manifestando spesso  sintomi psicosomatici (es. cefalee, mal di pancia): è un metodo per evitare situazioni stressanti.

 I possibili errori di insegnanti e genitori

Spesso insegnanti o genitori attribuiscono, erroneamente, questi comportamenti a svogliatezza o a scarso impegno e assumono un atteggiamento di rimprovero. Non comprendendo la natura del disturbo, rischiano di diventare dei veri e propri esaminatori  richiedendo un maggiore esercizio nella lettura e sorprendendosi per la prestazione scorretta dopo l’ennesimo esercizio o spiegazione. Questo non aiuta il bambino, anzi lo fanno sentire in colpa incrementando ancor di più il divario tra le potenzialità del ragazzo e i suoi risultati non altrettanto positivi.

 

 Come riconoscere la sofferenza emotiva

La frustrazione di fronte ai propri fallimenti porta ad una sofferenza costante che, spesso, il bambino non manifesta con sintomi chiari, ma più frequentemente mostra attraverso gesti rabbiosi verso gli insegnanti o i genitori oppure con l’iperattività.

La rabbia si manifesta nei bambini con DSA solitamente in due modalità: il bambino si trattiene a scuola, tanto da sembrare passivo, per poi sfogarsi nell’ambiente domestico, oppure può manifestarla anche in ambiente scolastico con comportamenti aggressivi,  provocatori, di rifiuto.

Durante l’adolescenza questa rabbia spesso può sfociare nell’abbandono scolastico e in problematiche di carattere sociale: gli adolescenti con dislessia mostrano spesso una sintomatologia ansioso-depressiva, somatizzazioni, difficoltà nell’integrazione o isolamento sociale.

Un altro vissuto emotivo da non trascurare negli individui con DSA è la vergogna: dato che non riesce ad ottenere gli stessi risultati dei compagni o per farlo ha bisogno di supporti aggiuntivi (audiolibri, mappe concettuali, ecc.) un bambino dislessico si sente inferiore, diverso.

Possiamo facilmente comprendere come i DSA incidano, dunque, sulle componenti emotive e motivazionali e possano influire sull’autostima e sul concetto di sé, portando un bambino o un adolescente, se non adeguatamente affrontati, verso un cammino di insuccessi scolastici. Il conseguimento di una diagnosi, quindi, rappresenta un primo passo fondamentale per il bambino, la famiglia e la scuola.

 Diagnosi DSA: la soluzione che non ti aspetti

Secondo recenti dati rilasciati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca le diagnosi di dislessia hanno registrato un vero e proprio boom toccando la quota record di 254mila nell’anno scolastico 2016/17 (2,9% degli iscritti). Un dato così eclatante da far sospettare, in alcuni casi, di trovarci di fronte a diagnosi sovrastimate: dal nostro punto di vista quello che viene indicato come disturbo spesso è, invece, un sintomo di qualcosa di diverso.

Il nostro approccio, dunque, ritiene che alla base della dislessia e delle altre DSA ci sia una mancata integrazione funzionaledegli stimoli che occhi, lingua, orecchie e piedi (i nostri recettori) ricevono dal mondo esterno. I nostri trattamentiPrismi Percettivi Attivi – PPA,  Rieducazione Miofunzionale e/o   Rieducazione Uditiva AIT) mirano, quindi, alla risoluzione delle vere cause alla base delle DSA.

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